02 Nov 2018

Color Correction: storia di un nuovo ‘vecchio’ mestiere – prima parte

Quello del colorist è un mestiere vecchio come il cinema in pellicola, ma tornato di grande attualità per il ruolo decisivo che le tecnologie informatiche svolgono nella post produzione contemporanea.

Carlo Macchiavello – Post production video editor e Trainer certificato Espero

Il colore ai tempi del cinema in pellicola

La figura del colorist è vecchia quanto il cinema.

Il colorist nacque con la pellicola, il suo compito principale era quello della verifica del colore e il mantenimento della costanza di colore e luminosità durante le diverse stampe delle scene, mentre era cura e compito del direttore di fotografia esporre correttamente, curare la coerenza colore, l’esposizione, la luce e tutto il resto, perché durante le fasi di sviluppo e stampa della pellicola era possibile intervenire in modo più limitato e soprattutto richiedeva tempo ed esperimenti lunghi e costosi. Questa era una delle ragioni per cui la pellicola rendeva il cinema, Cinema, perché la cura operativa era molto più alta a partire dallo shooting non potendo cambiare in modo radicale le immagini dopo la ripresa, e tutto quello che ne seguiva. Oggi con i vari strumenti di correzione digitale si è coniato il motto “FixInPost”, che pur con l’avanzamento della tecnologia, è sempre un errore.

I primi sistemi di correzione colore

Con l’avvento del riversamento della pellicola su nastro, nei primi anni ’80, nacquero i primi sistemi di correzione del colore real-time con cui il colore e la luminosità venivano adattati in funzione del mezzo, per la verità con grossi limiti nella saturazione del colore e nella resa dei neri.

Da uno di quei primi sistemi nacque quello che oggi chiamiamo Davinci Resolve, il primo, anche se non l’unico, sistema di correzione del colore.

La tecnologia del colore oggi

Col tempo e l’innovazione tecnologica si è arrivati oggi a videocamere, sensori e sistemi di registrazione che superano la resa in pellicola sia come gamma dinamica (la capacità di cattura della differenza di luminosità dalle ombre alle alte luci) sia dal punto di vista della risoluzione (imax digitale).

Recentemente è stato introdotto un flusso di lavoro che consente di registrare l’informazione raw, ovvero l’immagine digitale grezza, per poi demandare tutta l’elaborazione alla fase successiva di post produzione, lasciando la totale libertà di sviluppo al colorist. 

Proprio per questo motivo molti direttori di fotografia oggi affiancano il colorist in post produzione, temendo in qualche modo che la possibilità di sviluppare in modo libero le immagini possa tradire la loro idea originale di ripresa.

Il workflow digitale

Per comprendere bene questo discorso facciamo un passo indietro e vediamo quello che dovrebbe essere un normale workflow di lavoro su un set digitale.

Colorist pict 1 -DoP

Il DoP imposta le luci, calibra il diaframma, la ISO, la focale sulla camera e decide l’inquadratura della scena.

Quando una camera registra in raw o con un formato logaritmico ciò che si vede nel viewfinder è una delle possibili rappresentazioni, non l’unica, e per comodità molti DoP preferiscono far applicare una LUT (Look Up Table), una specie di preset di sviluppo per avere un’idea del contrasto e dei colori finali.
Spesso vengono provate diverse LUT. In genere il lavoro è affidato al Digital Imaging Technician (DIT).

Questa fase aiuta il regista e altri elementi della troupe, incluso il colorist che interverrà dopo in post produzione, a capire come il DoP vede la scena,

La LUT scelta verrà poi inviata insieme al girato per la fase di post produzione e correzione del colore, fase delicatissima, come dicevamo, perchè le possibilità tecniche in mano al colorist sono notevolissime.

Le fasi della correzione colore

La correzione colore è un processo che, in linea generale, si articola in tre fasi. A seconda di come sono condotte le riprese e del tipo di prodotto che si intende realizzare alcune fasi possono essere accorpate.

La prima fase è la correzione colore vera e propria. Consente di eliminare dominanti colore non volute e neutralizzare oscillazioni di luminosità e problemi di esposizione tra una clip e l’altra. Naturalmente, se il DoP avrà lavorato con cura e perizia durante le riprese, questa fase potrà essere poco o per nulla rilevante e si potrà procedere velocemente con le fasi successive.

Il secondo step, detto color grading, è opzionale e consente di sviluppare il look del filmato in modo ‘creativo’, se non è già stato fatto in ripresa.

È una fase delicata e critica perché è invasiva e può tradire facilmente il look dell’immagine originale: in tal caso purtroppo l’effetto fiction o “videogame anni 90” è in agguato dietro l’angolo.

O brother where art you -pict 2

Il film dei fratelli Coen “O Brother where art thou” (2000) rappresenta un esempio eccellente di utilizzo del color grading.
Il direttore di fotografia, premio Oscar Roger Deakins, voleva ottenere colori molto particolari tra saturazioni ridotte e seppiature, colori che in ripresa non era possibile ottenere senza intervenire anche su altri fattori come illuminazione e contrasto.
Ne risultò il primo film con color correction completamente sviluppata in digitale da negativo pellicola.
In quel caso il DoP affiancava e guidava il colorist e il lavoro di team ha ottenuto come risultato un potenziamento della creatività senza tradire il look originale.

La terza e ultima fase è detta secondary color. Mentre le prime due fasi agiscono sull’immagine intera, la secondary color si concentra su una zona o su una gamma limitata di colori. Ad esempio nella scena di un dialogo potrebbe essere necessario nascondere un cartello con un colore troppo saturo nello sfondo per non distogliere l’attenzione dal primo piano. Con la correzione colore secondaria è possibile ridurre o annullare quasi completamente la saturazione del cartello per sottrarlo alla vista.

Nel prossimo articolo la storia della correzione colore arriva ai giorni nostri con l’utilizzo dei software attuali.

Il tema della correzione colore viene toccato, a diversi livelli, in molti dei corsi Espero a catalogo. Ad esempio:

Premiere Intermedio e Premiere Avanzato

After Effects Intermedio, After Effects Avanzato e Master After Effects

Davinci Resolve Intro e Color Grading

Final Cut Pro X 10.4 Professional Post-Production e Tecniche avanzate e Linguaggio Filmico

Photoshop Intermedio, Photoshop Avanzato e Master Photoshop

Adobe Lightroom

Photoshop per la fotografia

Contatta la segreteria corsi per un colloquio gratuito di orientamento, segreteria@espero.it (02 36556000)

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